Il 30 Aprile 1986, esattamente trenta anni fa, grazie a Stefano Trumpy, allora direttore del Cnuce, il Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico, creato dal Cnr nel 1965. Luciano Lenzini, allora responsabile dei calcolatori e delle reti, e Antonio Blasco Bonito, l’uomo del software, il nostro Paese viene collegato per la prima volta a Internet.
Più precisamente tra Pisa e Roaring Creek in Pennsylvania grazie ai satelliti di Telespazio in Abruzzo.
L’anniversario dei trentanni, ricorre il 30 aprile 2016, anzi domani 29 aprile 2016, dal mattino fino a mezzanotte. Un giorno di festa, di riflessione sociale, a mio avviso, per tutti quelli che amano Internet e che credono che questa sia la strada giusta per il futuro del nostro Paese.
Non è stato un caso, il collegamento, ma piuttosto il frutto della visione di questi pionieri italiani, che convinsero gli americani Vint Cerf e Bob Kahn a sperimentare l’allaccio a una rete, che allora era davvero di frontiera (approfondimenti su “chefuturo.it” storia di internet).
L’Italia, così, fu il quarto paese europeo a collegarsi alla rete delle reti. Abbiamo avuto Internet prima della Germania, della Francia e della Spagna, per dire…
A trent’anni di distanza tutti e tre, i pionieri, ricordano quel momento con una certezza comune: “Non avevamo capito l’importanza di quello che stavamo facendo, di quanto Internet avrebbe poi cambiato il mondo” (corriere.it, 27/04/2016, F.Cella -Internet arriva in Italia: i pionieri, la storia-)
E’ doveroso oggi celebrare questo anniversario, riflettendo non tanto su dove siamo arrivati, ma in che direzione ci stiamo muovendo. Ricordiamoci che la prima rivoluzione INDUSTRIALE ha interessato prevalentemente il settore tessile e metallurgico, con l’introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore. Che la seconda rivoluzione INDUSTRIALE, convenzionalmente fatta partire dal 1870, ha interessato l’elettricità, i prodotti chimici e il petrolio. Che l’introduzione massiccia dell’elettronica, delle telecomunicazioni e dell’informatica nell’INDUSTRIA, ha dato avvio, a partire dal 1970 a questa terza rivoluzione industriale.
Mi domando, quale sarà, e se ci sarà una quarta rivoluzione INDUSTRIALE?
Badate bene, parlo di rivoluzione industriale non digitale. Mi riferisco al mezzo non allo strumento. In quanto non si tratta di un evento tecnologico che fa discutere il mondo della ricerca, dell’industria, come avvenuto nelle precedenti rivoluzioni. Trattasi di un fenomeno digitale, da tenere bene a mente per il futuro, in quanto sta guidando –non sappiamo se in meglio o in peggio-la trasformazione della società in tutte le sue forme. Il rapporto tra le persone, la comunicazione tra lo Stato e i cittadini, e soprattutto le trasformazioni nel mondo del lavoro. Con l’avvento della digitalizzazione, effetto di questa terza rivoluzione industriale, si stanno verificando importanti mutamenti sociali, economici e politici.
Gran parte degli accessi all’informazione, avviati con la nascita del linguaggio binario, continuano a mutare profondamente il concetto di comunicazione. In che modo l’effetto digitale, questo “strano” strumento, porterà ad una ipotetica Quarta Rivoluzione INDUSTRIALE?
Forse, per la risposta occorre attendere che il World Wide Web dello scienziato Tim Berners-Lee concluda la sua ragnatela attorno al mondo. Nel frattempo Buon Anniversario Internet-Italia!
Riziero Di Pietro
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